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  /  Non categorizzato   /  La Potatura delle Viti a Tendone
potatura pergola abruzzese

Le pergole o tendoni abruzzesi nascono per una vendemmia e una potatura manuale. La loro disposizione spaziale in vigna non consente ai frutti di essere raggiungibili dalle macchine, rivelandosi colture naturalmente predisposte per una produzione biologica e biodinamica del vino.

La potatura di allevamento delle viti a tendone dura, di regola 2-3 anni. Il tralcio milione viene portato all’altezza dell’impalcatura lasciando le ultime 3-4 gemme. Dei tralci che si sviluppano i due migliori sono potati e distesi in direzione opposta lungo un filo della grande rete. L’anno seguente si possono avere quattro tralci da disporre a raggiera in corrispondenza dei due fili della grande rete che si incrociano sul palo e di uno o due speroni per i tralci di successione. La potatura di produzione consiste nell’eliminare i tralci che hanno fruttificato, sostituendoli con altri che si sono sviluppati dallo sperone, come nella potatura Guyot. Con l’entrata in piena produzione, il numero dei capi a frutto può anche arrivare a 6 – 8, in rapporto al sesto di impianto e al vigore della pianta. Negli ultimi tempi sono state apportate modifiche alla potatura di produzione del tendone, come quella di legare i quattro tralci paralleli e opposti due a due. Al tendone è possibile applicare anche la forma di potature con cordoni permanenti speronati.

Le Pergole dimostrano, nei confronti della vendemmia e della potatura meccanica, alcuni limiti oggettivi difficilmente superabili con le attuali soluzioni tecnologiche, per effetto della disposizione spaziale dei cavi da frutto e dei fili ortogonali. Infatti, una parte considerevole del prodotto (circa il 50%) non è raggiungibile dalle macchine. Il miglioramento delle rese è ottenibile modificando il tendone classico, formando cioè 4 branche a due a due opposte orientate obliquamente verso il centro dell’interfilare, fino a raggiungere il tetto e facendo poi ripartire dall’estremità di tali branche altrettanti capi a frutto diretti verso l’interfila, in modo da concentrare la produzione in fasce, distanziate dall’asse dei filari. È stata proposta un’ulteriore modifica del tendone, in modo da consentire la vendemmia per scuotimento verticale. Tale variante denominata Puglia consiste nell’applicare ai pali di sostegno bracci mobili contrapposti rivolti verso il basso e sostenuti da tiranti verticali, fissati a loro volta ai fili che formano il tetto. All’estremità distale dei bracci viene teso un filo orizzontale sul quale vengono appoggiati i capi a frutto o i cordoni permanenti. In questo modo il tendone può essere anche trasformato in doppia spalliera con possibilità di applicazione della vendemmia e della potatura meccanica.

Tuttavia, non vanno trascurate le ricerche condotte dall’Istituto di meccanica agraria di Bari, tramite geniali prototipi di macchine per la raccolta sotto il tendone. Il lavoro di perfezionamento di tale macchina non è terminato, si riconosce che meccanizzare le lavorazione del tendone è un’impresa assai ardua.

Alta produzione, colpa della pergola o dell’uomo? Le pergole producono troppo? In effetti possono produrre più della spalliera, sempre che non ci siano fattori limitanti come l’acqua e la fertilità del suolo. Ma producono troppo se vengono spinte a farlo, con concimazioni, irrigazioni e lavorazioni. Non diamo alla pianta responsabilità che sono solo dell’uomo! Chi parla di vini “diluiti” riferendosi alle pergole forse non ha mai assaggiato certi Montepulciano d’Abruzzo prodotti sotto il tradizionale “tendone”. Di cui tutto si può dire, magari che sono, qualche volta, vini pesanti, ma di certo non diluiti.

 

Fonte: Tesi di laurea “La pergola e la qualità dei vini. Valutazione delle tecnologie enologiche” a cura di Paolo Cavuto.